La profonda radice dell’amore pratico

[29 Giugno]
Meditazione di John Piper

Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. (1 Giovanni 3:14)


Talvolta la Bibbia fa dell’amore la condizione per l’esperienza continua e finale della grazia futura. Non significa che l’amore deve precedere la fede nella promessa. Al contrario, significa che la fede nella promessa deve essere così reale che l’amore che essa produce prova la realtà della fede.

Perciò l’amore per gli altri è una condizione delle grazia futura nel senso che conferma che la condizione primaria, ovvero la fede, è genuina. Potremmo chiamare l’amore per gli altri una condizione secondaria, che conferma l’autenticità della condizione primaria della fede.

La fede percepisce la gloria di Dio nelle promesse di grazia futura e abbraccia tutto ciò che le promesse rivelano di ciò che Dio è per noi in Gesù. Questa comprensione spirituale e questo provare diletto in Dio sono la prova autentica che Dio ci ha chiamati ad essere dei beneficiari della sua grazia. Questa prova ci da la libertà di contare sulle promesse come proprie. E questo contare sulle promesse ci dona la capacità di amare. Cosa che, in cambio, conferma che la nostra fede è reale.

Il mondo ha disperatamente bisogno di una fede che combini le due cose: il timore reverenziale della Verità divina che non può essere smossa, e il potere profondamente pratico di fare, ventiquattr’ore su ventiquattro, la differenza nella vita. Questo è ciò che anche io voglio. Ed è per questo che sono un credente.

C’è un grande Dio di grazia che esalta la sua infinita autosufficienza portando a compimento le promesse delle persone disperate che si affidano a Lui. C’è un potere che deriva dal ritenere questo Dio il proprio tesoro, che non lascia nessuna fessura e nessuna nicchia della vita non toccata. Questo potere ci da la capacità di amare nei modi più pratici.